Caregiver è un termine inglese che significa “prendersi cura”.

Caregiver è infatti la figura che si prende cura in tutto e per tutto di una persona non autosufficiente. Quando parliamo di persona non autosufficiente intendiamo un individuo affetto da disabilità fisica o psichica o affetto da una malattia altamente invalidante come ad esempio l’Alzheimer.

Il caregiver familiare è una persona unita al malato da un legame di parentela (ad esempio genitori, figli, coniuge, zii, cugini) che quasi sempre vive in casa con il proprio caro e si occupa di tutte le faccende che lo riguardano. I “doveri” del caregiver familiare vanno da mansioni di tipo pratico e organizzativo (lavare la persona non autosufficiente, darle da mangiare, vestirla, somministrare i farmaci, occuparsi della casa) a mansioni di assistenza psicologica (possiamo far rientrare in questa categoria tutte quelle azioni volte a migliorare lo stato psichico del malato come parlare con lui, ascoltarlo, fargli fare delle passeggiate all’aria aperta, accontentare i suoi desideri).

Prendersi cura di una persona non più autosufficiente comporta un carico di lavoro notevole oltre che un coinvolgimento emotivo non indifferente. Partiamo innanzitutto dalla difficoltà che spesso c’è nell’accettare la malattia di un proprio caro e la conseguente ridefinizione dei ruoli in famiglia (ad esempio una figlia che si prende cura della madre). Inoltre talvolta non si tratta di una scelta libera, bensì dell’unica soluzione possibile.

Il caregiver familiare in Italia è stata una figura fino ad ora poco considerata, senza diritti chiari e tutele particolari. Le persone che si ritrovano, per necessità o per scelta, a ricoprire questo ruolo devono spesso lasciare il proprio posto di lavoro per gestire tutte le mansioni che la cura del malato richiede e al momento del reinserimento nella vita lavorativa si ritrovano in forte difficoltà.

Un altro aspetto da tenere in considerazione quando parliamo del peso psicologico che questo ruolo comporta, è tutto l’insieme di conseguenze emotive che questa condizione può provocare alla persona (tristezza, esaurimento, ansia, depressione). Il caregiver familiare spesso infatti viene lasciato “da solo” nello svolgimento delle proprie mansioni e per assistere il proprio caro trascura sé stesso. Proprio per aiutare i caregiver familiari in difficoltà sono sorte negli ultimi anni in Italia delle associazioni di mutuo aiuto che sostengono queste figure e aiutano i caregiver familiari in difficoltà ad affrontare le varie problematiche che questo ruolo comporta.

Prendersi cura di un familiare non autosufficiente comporta spesso uno stato di isolamento, dove la rete di relazioni interpersonali è molto ridotta. I caregiver familiari vengono lasciati soli nello svolgimento del proprio compito di assistenza e nonostante lo Stato riconosca l’importanza e il bene che questo compito apporta alla società, ci sono voluti anni affinché la legge si muovesse per il riconoscimento professionale di questa figura. A gennaio del 2017 a tal proposito sono state varati dei decreti legislativi che ne definiscono il ruolo, i diritti, le mansioni e l’impatto sociale del proprio lavoro all’interno della comunità.

I caregiver familiari italiani auspicano una sempre maggior sensibilità dei governi e del pubblico su questo tema, allo scopo di trovare soluzioni nuove per tutelare in modo sempre migliore queste persone che rivestono un ruolo spesso silenzioso ma in realtà fondamentale nella società e nelle famiglie.