Bambini e disabilità: come introdurre i più piccoli all'accettazione


Quello della disabilità è un concetto assai delicato da trattare, indipendentemente dall'età del proprio interlocutore. Ma la delicatezza del tema si acuisce ulteriormente quando il discorso è rivolto ai bambini, per loro natura non sempre pronti a quella che, ai loro occhi, potrebbe apparire come una stranezza, una diversità o, nei casi più complicati, un potenziale oggetto di scherno. Tuttavia, è proprio in età infantile, prescolare e scolare che è possibile trasmettere ai bambini valori profondi, insegnamenti che i piccoli possono portarsi dietro per tutta la vita se assorbiti a dovere. L'accettazione della disabilità da parte dei bambini fa parte esattamente di tutta quella serie di lezioni di vita necessarie per far comprendere ai più piccoli valori come il rispetto verso il prossimo, l'altruismo e l'uguaglianza, e minore è l'età dei bambini, meglio si potranno consolidare tali valori all'interno della sua mente. Per arrivare a una comprensione chiara e a un'accettazione definitiva della disabilità altrui, però, un genitore, un insegnante o un tutore devono necessariamente passare da alcuni step prefissati affinché i concetti esposti ai bambini possano essere recepiti nella miglior maniera possibile. Il primo step coincide proprio con una introduzione dei bambini al mondo della disabilità, il tutto facilitato attraverso spiegazioni, filmati pedagogici o, perché no, l'intervento di specialisti del settore, personale medico qualificato che abbia la possibilità di intervenire negli asili e nelle scuole per offrire ai più piccoli un parere ancor più chiarificatorio e rassicurante. Il secondo step riguarda la messa in pratica dei concetti appresi, di modo tale da verificare che il bambino (o i bambini) abbiano effettivamente preso coscienza di quanto insegnato loro in precedenza. Infine vi è un terzo step, vale a dire l'accettazione vera e propria e l'accoglienza delle persone (coetanei, adulti o di minore età) affette da disabilità.

L'introduzione dei bambini al mondo della disabilità


Partiamo dal primo step citato, ossia l'introduzione dei bambini al mondo della disabilità. Di per sé non si tratta di un'operazione semplice: che si agisca in qualità di genitori del bambino, di tutori o di insegnanti, ci si trova di fronte a un procedimento ostico, ma che può essere affrontato con semplicità qualora si possiedano gli strumenti adatti per affrontare il caso. Inoltre, un fattore della questione da non trascurare è la collaborazione del bambino. Spesso, per quanto ci si tirino su le maniche, tentare di inculcare concetti delicati a infanti dal carattere pepato diviene un'impresa ancor più ardua. Non tutti i bambini, infatti, sono propensi per questioni caratteriali ad accettare ciò che potrebbe apparire diverso dalla norma, una norma che loro ritengono fondata esclusivamente sul loro aspetto e su quello dei bambini da loro considerati "sani". Ed è proprio in questi frangenti che, senza farsi prendere dal panico, conviene rivolgersi ad esperti del settore: psicologi, psicoterapeuti o semplici insegnanti, chiunque sia in grado di rapportarsi con il bambino cercando di fargli comprendere al meglio questioni di particolare delicatezza. La linea guida da seguire resta sempre la stessa: al piccolo andrà spiegato che la disabilità è una condizione assolutamente normale negli esseri umani, e che non modifica in alcun modo il coinvolgimento del disabile in qualsivoglia attività sociale. Il lavoro sul piccolo potrebbe durare qualche giorno, addirittura qualche settimana per i bambini più restii ad accettare il "diverso", ma lavorando con dovizia si potranno ottenere risultati soddisfacenti sotto tutti i punti di vista.

La messa in pratica degli insegnamenti


Ma, più nel dettaglio, come si devono comportare i bambini nella pratica? Qual è il comportamento da mantenere nelle situazioni più varie che li coinvolgono nei rapporti con un disabile? Siamo entrati nel secondo step, il più delicato in assoluto per via delle prime conseguenze degli insegnamenti impartiti ai piccoli. In questa fase, infatti, è possibile riscontrare se le parole, i toni morbidi e i discorsi tramandati ai bambini abbiano realmente sortito un determinato effetto, divenendo parte integrante della mentalità del piccolo e dei suoi modi di fare. Osservare le conseguenze di una lezione o di un rimprovero è semplice, ma anche in questo caso può tornare utile rivolersi ai già citati specialisti per tenere sotto controllo i bambini: come si comportano i piccoli di fronte a un disabile? Quale tipologia di atteggiamento mantengono nei suoi confronti? E come coinvolgono il disabile nelle attività quotidiane che, ad esempio, vengono svolte durante l'orario di scuola? Per rispondere a tutte queste domande è ovviamente necessario fare affidamento su insegnanti e maestri, i quali hanno la possibilità di tenere sott'occhio i bambini per gran parte della loro giornata vissuta all'interno delle mura scolastiche. Tuttavia, se i discorsi fatti in precedenza non dovessero bastare a garantire un livello accettabile di rispetto nei confronti dei disabili, un ulteriore consiglio da tenere in considerazione riguarda l'eventualità di fare visita a centri e strutture specializzate ospitanti disabili, o comunque dedite al sostegno per le persone affette da una disabilità più o meno grave a seconda dei singoli casi. La visita all'interno di centri di questo tipo può rivelarsi di notevole importanza per un bambino, potendo egli toccare con mano cosa significa vivere con una disabilità e al contempo comprendere che, in fin dei conti, si tratta di una condizione di vita come un'altra.

L'accettazione del disabile


Infine, terzo e ultimo step riguarda la definitiva accettazione del disabile. Se si avrà operato con calma e attenzione, quello di accettare una persona affetta da disabilità si dimostrerà un processo naturale e mai forzato. A tal proposito, però, vale la pena sottolineare un altro aspetto della questione: il bambino, nel percorso che porta all'accoglienza del disabile come un evento del tutto normale e naturale nella propria vita, non andrà affatto forzato nei tempi. Ogni fanciullo, infatti, possiede un cervello diverso da un suo coetaneo, e i tempi di maturazione possono variare con grande facilità da un individuo all'altro. Ma, come già specificato, non ci sarà nulla di cui preoccuparsi: il cervello dei bambini, per quanto effettivamente ancora in via di sviluppo rispetto a quello di un adulto, è naturalmente propenso ad accettare insegnamenti basilari come quelli relativi all'accettazione del concetto di disabilità, motivo per cui non si dovrà fare altro che attendere che il piccolo dimostri di aver compreso appieno la reale normalità che si cela dietro la vita di un disabile.