Il fenomeno disabilità 

Nel caso in cui la lente di ingrandimento venga metaforicamente rivolta nei decenni passati, è impresa assai agevole notare la maniera in cui la disabilità veniva spesso e colpevolmente confusa con altre categorie emarginate. La buona notizia risiede tuttavia nel fatto che, soprattutto di recente, ad essa è stata riconosciuta un'importanza non esclusivamente attinente al dibattito politico, ma anche e soprattutto al campo sociale. Tra le cause che possono essere imputate alla crescita di considerazione nei confronti del fenomeno disabilità vi sono:

  • L'aumento della popolazione anziana, con riferimento non soltanto alla realtà prettamente italiana;
  • Uno sviluppo tecnologico che ha reso più complesse le società nelle quali esso ha avuto libertà di attecchire.

In base a ciò che afferma una recente ricerca condotta a proposito, pare che una percentuale vicina al 15% degli individui residenti in ciascuno dei Paesi facenti parte dell'Unione Europea ritenga di soffrire di una qualche forma di disabilità. Tralasciando per un attimo il significato che una data condizione assume per la persona che ne è affetta, cosa buona e giusta è precisare che un'inevitabile e fisiologica ricaduta va inoltre a colpire coloro che, a cadenza quotidiana, ne entrano in contatto.

Una società più attenta

Malgrado quello che ad un iniziale e distratto sguardo potrebbe sembrare un quadro se non altro sconfortante, grandi passi in avanti sono stati compiuti. Alcuni imputano alla sociologia la poco onorevole colpa di aver prestato dosi risibili di attenzione alle condizioni di vita del soggetto colpito da disabilità, nonostante siano molteplici gli spunti dai quali attingere: dal ruolo svolto nella società, dai movimenti composti da persone disabili fino ad arrivare alle differenze di significato e trattamento nelle varie culture. Ciò che è stato appena accennato permette di considerare la disabilità non come uno specifico ed isolato settore della sociologia, ma come un qualcosa che va a sfiorare ogni aspetto dell'assetto sociologico moderno.

A costruire l'identità delle persone disabili sono essenzialmente tre ambiti: la famiglia, la scuola ed i media.

Se è vero che la probabilità di incorrere in una qualche forma di disabilità aumenta in modo direttamente proporzionale all'incedere dell'età, è altrettanto vero che molti nuclei familiari sono perciò costretti a fronteggiare una simile situazione nelle fasi conclusive dell'esistenza del malato. La fattispecie che traumatizza di più il malato è quella nella quale la condizione disabilitante scaturisce da eventi che compromettono le normali funzioni dell'apparato cerebrale. In una simile evenienza, si tratta quindi di provvedere ad una ristrutturazione dell'identità del singolo mediante processi che non si allontanano di molto da quelli facenti parte della cosiddetta "socializzazione primaria".

La socializzazione tra le mura domestiche è basata soprattutto sull'adattamento, integrando il componente disabile all'interno della spesso intricata rete delle relazioni familiari. Ad espandersi esponenzialmente sono dei veri e propri percorsi di parent training che, aiutando genitori e familiari in generale a diventare indipendenti ed autosufficienti in simili situazioni, sono volti a trasmettere una serie di competenze in mancanza delle quali la convivenza diverrebbe se non altro difficoltosa.

L'ingresso del disabile nell'ambiente scolastico segna poi l'inizio della socializzazione secondaria. Il bambino assume un ruolo di alunno che, per caratteristiche, è assai differente da quello di figlio. L'organizzazione educativa odierna vede come proprio orizzonte principe quello di procedere allo sviluppo nel disabile di capacità grazie alle quali esso potrà perseguire propri obiettivi lavorando a stretto contatto con persone diverse dai familiari. Dalla fine degli anni Ottanta fino ai giorni nostri il numero di studenti con handicap immessi nelle scuole statali è cresciuto, passando da 12 mila a quasi 150 mila. Non di rado, le organizzazioni che raccolgono alcune categorie di persone svantaggiate non hanno mancato di far pervenire il loro dissenso verso l'integrazione scolastica, rea secondo loro di essere inadeguata nel venire incontro ai bisogni degli studenti disabili. Un alunno disabile ha in gran parte dei casi difficoltà a comunicare con il resto della classe. La mancanza di un bagaglio sintattico minimo costituisce una fonte di perplessità alla quale il mondo della scuola sta cercando di rispondere servendosi di quella che è la vera essenza dell'integrazione. Il soggetto disabile, abile nella mimica o nel linguaggio degli sguardi, svolge l'importante funzione di far comprendere al resto degli alunni che tra i codici linguistici selezionabili, non vi è soltanto quello verbale, ma che al contrario esiste una gran varietà di canali comunicativi. Ci si appropria quindi di qualcosa di cui ci si era dimenticati, in nome di linguaggio verbale che soprattutto a scuola ha per troppo tempo monopolizzato il sapere.

In ultimo, non in ordine di importanza tuttavia, vi sono i media, i quali svolgono un ruolo di primo piano non solo nel rispondere alla volontà di acquisizione delle informazioni, ma anche nel rafforzamento delle relazioni interpersonali e di gruppo.
Dagli anni Novanta in poi, la loro offerta nei confronti dei soggetti disabili è stata calibrata seguendo due strategie tra loro interdipendenti:

  • La messa in atto di specifiche modalità di fruizione del mezzo televisivo e di quello radiofonico. Esempi lampanti sono i sottotitoli per i non udenti e la televisione per i non vedenti, con programmi radiofonici che commentano in parallelo ciò che il teleschermo trasmette;
  • La progettazione di format e programmi di intrattenimento specifici per disabili.

 

Tecnologia come ausilio

Operando un balzo simbolico dall'ambiente sociologico a quello che interessa la tecnologia, il suo costante progresso ha consentito al genere umano di mostrare aspetti, tra cui la creatività, che l'hanno man mano differenziato dal mondo animale. Analogamente a quello intercorrente tra sociologia e disabilità, anche il rapporto che lega quest'ultima alla tecnologia è stato troppo spesso vittima di sottovalutazione. Mentre prima una più attenta riflessione veniva dedicata alla patologia nella sua esclusività ed alle strategie mediche migliori per contrastarla, oggi l'andamento sembra andare in direzione nettamente diversa. Da quando la scienza medica ha aperto le proprie frontiere alla tecnologia, entrambe hanno tra loro collaborato sfornando strumenti capaci di migliorare notevolmente la qualità della vita del malato, rendendo più agevoli gesti che per un normodotato sono invece immediati. Funzioni apparentemente banali come le video chiamate, i lettori dei codici a barre per individuare i prodotti nella grande distribuzione, l'opportunità di scrittura in Braille con i moderni smartphone e tanto altro ancora hanno reso possibile quello che fino a non meno di due decenni fa sembrava pura utopia. Particolare menzione merita anche il settore della robotica, il quale si sta man mano ritagliando un ruolo tutt'altro che marginale nella messa a punto di device riservati ai portatori di handicap. Un caso esemplificativo potrebbe essere ricercato in HAL, un esoscheletro che permette a coloro che sono affetti da difficoltà motorie di muovere sia gli arti inferiori che quelli superiori. A far capolino sono anche le stampanti 3D, sempre più frequentemente usate per fabbricare componenti ossee, vasi sanguigni e protesi. Passi da gigante sono stati compiuti anche per quello che interessa le barriere architettoniche, al cui graduale ma non ancora completo abbattimento ha seguito un numero sempre crescente di campagne di sensibilizzazione a proposito. In aggiunta alle piattaforme elevatrici, pensate in maniera particolare per chi è costretto a convivere con la sedia a rotelle, vi sono i montascale. Essi sono riservati non solo a chi è colpito da disabilità permanente ma anche a chi, magari a causa di un infortunio, deve fronteggiare un impedimento seppur momentaneo. Nell'attesa che ogni città si liberi definitivamente delle barriere architettoniche, a correre in aiuto vi sono infine applicazioni che, essendo direttamente collegate al GPS degli smartphone, facilitano l'individuazione di percorsi usufruibili in tutta sicurezza.